V domenica di Quaresima

V domenica di Quaresima

Ancora una domenica nella quale, per le disposizioni stabilite dall’emergenza Coronavirus, non è possibile celebrare la Santa Messa con il popolo nel nostro  Santuario di Lucia. Siamo tutti invitati ad unirci alla celebrazione eucaristica della quinta domenica di Quaresima che sarà presieduta dal Patriarca Francesco Moraglia e verrà trasmessa in diretta streaming e tv su Facebook di Gente Veneta, Antenna 3 canale 13 e Rete Veneta canale 18 del digitale terrestre. La messa verrà trasmessa dalla cripta della Basilica di San Marco a Venezia.
Tutte le chiese suoneranno le campane suonate a distesa alle 12.00.

Ecco il sussidio per poter vivere a casa la preghiera domenicale. Cliccate QUI o ricopiate il link del PatriarcatoVenezia ripotato qui sotto.

http://www.patriarcatovenezia.it/wp-content/uploads/2020/03/Preghiera_QuintaDomenicaQuaresima_29marzo2020.pdf

Ecco la riflessione sul Vangelo di oggi.

Vangelo della 5a Domenica di Quaresima.

L’episodio della resurrezione di Lazzaro ci rende spettatori e partecipi del dominio di Gesù sul dolore, sulla morte e sul male e il peccato.  Il brano si apre con Gesù che viene informato della malattia dell’amico con queste parole: Signore, ecco, colui che tu ami è malato». Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro.  Gesù cera di casa con loro, li amava con una tenerezza e familiarità che è la stessa che prova anche per noi.  Egli ci ama eppure spesso noi lo sentiamo lontano: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» le parole della sorella di Lazzaro mostrano ciò quello che comunemente pensiamo  quando, nel momento del bisogno,  Gesù ci sembra sempre lontano. Anzi, in questo brano egli addirittura resta dov’è e attende che l’amico muoia. Gesù, che avrebbe potuto guarire Lazzaro -come gli viene rinfacciato da alcuni-, lo abbandona fino alla morte. Noi che vorremmo dettare il programma di azione a Dio, scopriamo che per Gesù  perfino il male ha ragione di esistere, poiché anche il male è nell’ottica della volontà di Dio. Il male non è la volontà di Dio, ma nonostante il male, Dio mostra la sua volontà di salvezza: nella prova del dolore, infatti, si alimenta la nostra fiducia in Dio, e si manifesta la vicinanza che Dio ha nei confronti di chi soffre: la malattia non segna il distacco del Signore da noi, ma è la condivisione del suo stesso dolore con quello delle nostre membra. E’ quanto avviene anche sulla Croce di Cristo: egli non scenderà dal patibolo perché il soffrire divino sarà segno dell’amore di Dio che soffre con noi e per noi. La morte non è quindi estranea al disegno di Dio.  

Anche il tempo che stiamo vivendo è un tempo di prova e di sofferenza, ma Dio vuole mostrarsi vicino a noi, anche se ora siamo smarriti e sofferenti.

In Lazzaro siamo rappresentati tutti noi: tutti noi siamo amati da Gesù, così teneramente, così confidenzialmente. 

E’ per questo che Gesù non può trattenersi dal piangere di fronte all’amico morto, espressione vera di condivisione e comunione e compassione; ma Gesù non può cedere alla disperazione perché è il Signore dei vivi e non dei morti, il Signore della vita, il Risorto. E ci chiede di fare altrettanto: ci chiede di credere.

«Se credi, vedrai la gloria di Dio» La risposta che Gesù rivolge a Marta è un ulteriore capovolgimento della logica del mondo, quella logica che spesso è anche la nostra logica: Vedo quindi credo. Gesù chiede di credere per vedere, non di vedere-per credere. Ci invita ad aver fede per poter vedere la vita piena… 

Anche in questo momento che stiamo vivendo ci chiede di credere per vedere poi la salvezza…

Ecco perché Gesù esclama: “Lazzaro, vieni fuori”  Il Signore della vita ci invita a credere: credere per vivere. Credere è la nostra vita, la nostra resurrezione. 

Noi che diciamo spesso che “finché c’è vita c’è speranza” davanti alla parola di Gesù ci rendiamo conto che troppo frequentemente la nostra vita è piena di morte: quella speranza che invochiamo è speranza di sopravvivere. Il nostro è un vivere “da cadaveri”. 

Solo se scopriamo -e momenti terribili come quello che stiamo vivendo ci consentono di farlo- cosa significhi vivere davvero, abbiamo la possibilità di sentire il Signore che ci chiama a uscire dalla tomba del quotidiano e ci ridona la nostra vita piena. Lazzaro vieni fuori! 

Di fronte alle parole di Gesù, chi crede rimane in silenzio e accoglie questo invito. Chi invece non crede forse oserebbe chiedergli: “Adesso? non potevi arrivare prima?” e ritorna alla logica di un dio a nostra misura… 

Ma il dramma che stiamo vivendo ha fatto riscoprire a tutti il silenzio…che è ascolto.

La prima regola da ascoltare è quella del dovere verso noi stessi e verso gli altri, quindi la responsabilità e la maturità personale che vanno esercitate adesso come non mai.  

Dio stesso, in questa triste esperienza ci chiama all’umiltà e alla carità nel vivere  con prudenza e corresponsabilità, valori da seguire anche oltre il periodo di emergenza. 

Anche il silenzio è una delle espressioni dell’umiltà e della carità. E’ vero che in questo periodo c’è anche chi parla a sproposito e non coglie l’opportunità di questo tempo. 

Ma noi dobbiamo scegliere di mostrare così la nostra fede e gioire di quanti nel silenzio si sono rimessi in ascolto di Dio.

Se noi abbiamo cercato di rimanere fedeli al Signore dobbiamo gioire nel riconoscere che molti altri si riaccostano alla sua voce. Non dobbiamo sentirci i primi arrivati e quindi i più meritevoli della attenzione da parte di Dio; dobbiamo essere invece impegnati a condividere quella consuetudine che abbiamo con il Signore insieme a tutti coloro che potrebbero sembrarci gli “arrivati dell’ultima ora”, ma che Dio vede uguali a noi.

Negheremmo la Gloria di Dio se assoggettassimo il nostro prossimo alle nostre regole e alle nostre scale di valori. L’amore per l’uomo in Dio ha sempre il peccatore come oggetto di predilezione: noi stessi lo siamo. 

Liberatelo, lasciatelo andare! Il Signore ci ricorda che l’incontro con lui libera, e per mantenere questa libertà, l’uomo è invitato a seguire Gesù, che è la vita.  E noi vogliamo lasciarci resuscitare da Lui e seguirlo, perché Gesù mostra di saper amare, piangere e gridare; dona senso di futuro e di libertà  a tutti. 

E la sua umanità la ritroviamo il volto del nostro papa e di tanti pastori della chiesa, di molti medici, infermieri e diversi operatori della sanità, nei politici che cercano soluzioni a favore del bene comune, nelle persone che offrono i diverti servizi essenziali di questo tempo: anche loro piangono, amano, gridano e si fanno prossimo a tutti, per questo il Signore non farà mancare il suo conforto.’’

Buona domenica.